2023: Sustainability Wrap-Up

Ormai giunto alla sua conclusione, il 2023 è stato sicuramente un banco di prova cruciale per la sostenibilità. Mai come oggi è evidente la necessità di affrontare con determinazione le sfide ambientali e sociali del presente. L’urgenza di agire è tangibile: il cambiamento climatico non attende e le disparità sociali non fanno sconti. Perciò il 2023 ha visto la necessità di trasformare le parole in azioni concrete.

Multinazionali e PMI allo stesso modo sono state – e lo saranno ancora di più in futuro – parte integrante del cambiamento. Le grandi aziende, con la loro presenza su scala globale, hanno la responsabilità e la capacità di influenzare significativamente il corso degli eventi, tuttavia sono le PMI a catalizzare effettivamente un cambiamento collettivo.

In un mondo in cui la consapevolezza ambientale e sociale guida le decisioni dei consumatori, le aziende che abbracciano questi trend non solo rispondono a una richiesta di mercato sempre più attenta agli aspetti sociali e ambientali ma si posizionano anche strategicamente per il futuro. La sostenibilità non è più un’opzione per le aziende o un vantaggio competitivo marginale; è diventata un pilastro fondamentale per la resilienza aziendale e la creazione di valore a lungo termine.

Quali sono stati, quindi, i trend chiave di sostenibilità di quest’anno?

So, what have been the key sustainability trends this year?

  • La riduzione delle emissioni di gas serra e l'impegno per la neutralità carbonica: spinte dalla consapevolezza crescente sui cambiamenti climatici, le imprese stanno sempre più adottando azioni concrete di mitigazione dei propri impatti;
  • L'adozione di processi volti a un’economia circolare: con il suo focus sulla riduzione degli sprechi e sull'ottimizzazione delle risorse, la circolarità guida sempre più l'innovazione produttiva, promuovendo la creazione di beni a lunga durata e strategie di riutilizzo e riciclo;
  • La transizione verso energie rinnovabili: fonti energetiche come il solare, l’idroelettrico e l'eolico prendono sempre più piede nella fornitura energetica delle aziende impegnate;
  • Gestione sostenibile della catena di fornitura: l’attenzione verso i propri partners commerciali si intensifica, con un'incisiva ricerca di fornitori etici caratterizzati da pratiche responsabili;
  • Equità sociale e inclusione: attraverso politiche di gestione della diversità e pari opportunità oramai essenziali;
  • La conservazione della biodiversità: con progetti di riforestazione e protezione degli ecosistemi.

Questi trend non solo riflettono l'imperativo delle imprese di operare in modo sostenibile per il bene comune, ma delineano anche un futuro dove le aziende che abbracciano questi valori sono in grado di soddisfare le richieste dei consumatori, ridurre i rischi lungo la propria catena di fornitura e contribuire allo sviluppo sostenibile globale.

L’azione legislativa nazionale e sovranazionale ha tagliato diversi traguardi in merito. Guardando in primis al caso svizzero, il Paese occupa una posizione delicata e strategica, legata alla sua collocazione geografica e ai rapporti commerciali che intrattiene con i Paesi di tutt’Europa. Le significative operazioni nei paesi limitrofi hanno determinato più volte la necessità di allineamento alle azioni intraprese a Bruxelles. Dal canto suo l’UE dispone oggi di alcune delle leggi più avanzate, ma altrettanto complesse, in materia di sostenibilità. Con il progetto del “Green New Deal Europeo”, numerose sono le misure mirate a contrastare i cambiamenti climatici, sostenere l’innovazione e rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro entro il 2050.

Prima tra tutti, è importante citare, l’adozione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che va ad ampliare la platea di aziende soggette alla rendicontazione non-finanziaria (nello specifico, l’obbligo è esteso a tutte coloro che rispettano almeno due dei tre seguenti requisiti: più di 250 collaboratori, più di €40 mln in fatturato netto e più di €20 mln in totale di bilancio). La Svizzera, dal canto suo, ha colto l’importanza di allinearsi ad una simile iniziativa legislativa, prendendo atto degli sviluppi europei in materia di gestione sostenibile. Il Consiglio Federale ha, perciò, provveduto a definire gli elementi chiave per l'abbassamento della soglia per l’obbligo di rendicontazione - previsto dal Codice delle Obbligazioni - da 500 a 250 dipendenti all’interno di un progetto legislativo. Esso verrà discusso nella prima metà del 2024, rappresentando una vera e propria sfida per le aziende che saranno chiamate a rendicontare la propria performance di sostenibilità.

Guardando invece alla catena di fornitura, tema altrettanto urgente, lo scenario è in continua evoluzione. Mentre alcuni paesi come la Germania hanno già preso atto della necessità di rendere le supply chain delle aziende che operano nel proprio territorio più trasparenti e responsabili, attraverso l’adozione nel 2021 del Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz (LkSG) – German Supply Chain Due Diligence Act, la Commissione Europea ha compreso l’urgenza di un allineamento sovranazionale, attraverso l’adozione di una proposta di Direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale. Ponendosi l’obiettivo di identificare, prevenire, mitigare i rischi legati ai diritti umani e all’ambiente, anche le aziende Svizzere che intrattengono rapporti su tutto il territorio europeo subiranno le conseguenze di questa iniziativa e saranno chiamate a rispondere a questa nuova sfida.

In queta stessa ottica si inseriscono anche le numerose misure in materia di ecodesign dei prodotti -atte alla riduzione e all’ottimizzazione delle risorse utilizzate nei processi produttivi- di due diligence contro la deforestazione e il degrado delle foreste e, infine, di iniziative anti-greenwashing grazie alla revisione e normalizzazione delle etichette ambientali sui prodotti.

In un contesto internazionale così fortemente in evoluzione, in cui i governi dei Paesi, ma soprattutto l’economia reale, sono chiamati a rispondere alle necessità precedentemente presentate, tutti sono tenuti a fare la propria parte trasformandosi in attori consapevoli e proattivi. Mentre questo capitolo volge al termine, e il dibattito in materia di cambiamento climatico ha ancora una volta trovato spazio nel multilateralismo governativo e nella diplomazia della COP28, la grande partita 2030-2050 si gioca, ancora una volta, sul campo economico, nelle azioni e nelle strategie aziendali, come sancito dalla Legge sul Clima approvata alle urne il giugno scorso. Citando le parole di Simon Stiell, capo delle Nazioni Unite per il Clima, “le buone intenzioni non dimezzeranno le emissioni di questo decennio, né salveranno vite umane ora”; agire è la parola chiave del futuro a venire.

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