La «carbon tax» europea è una realtà: per prevenire la cosiddetta rilocalizzazione delle emissioni di carbonio da parte delle aziende comunitarie in Paesi con standard ambientali e climatici inferiori («carbon leakage»), l'Unione europea introdurrà a breve il Meccanismo europeo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM).
Tale meccanismo prevede un periodo di transizione che inizierà il 1° ottobre 2023 e che richiederà alle aziende che importano nell'UE beni appartenenti alle categorie cemento, energia elettrica, fertilizzanti, ghisa, ferro e acciaio, alluminio e idrogeno di adempiere agli obblighi di rendicontazione trimestrali, indicando i quantitativi di merci importate, le emissioni dirette e indirette e nonché l'eventuale prezzo del carbonio effettivamente pagato all'estero.
Dal 2026, il CBAM diventerà pienamente operativo, con obblighi finanziari per gli importatori, che dovranno acquistare e restituire «certificati CBAM» per le emissioni incorporate nei processi produttivi di tali prodotti.
Tutte le aziende che trattano i beni sopra menzionati e destinati al mercato europeo saranno direttamente o indirettamente interessate dal CBAM. Cosa significa concretamente? Quali effetti esplica il CBAM sulle aziende svizzere? In 60' il nostro relatore cercherà di fare chiarezza sul tema e risponderà alle domande del pubblico.
Monica Zurfluh, responsabile Commercio Internazionale Cc-Ti
— Cos'è il CBAM?
— A chi si applicherà? A partire da quando?
— Quali sono le conseguenze per le aziende svizzere?
— Cosa significa misurare le proprie emissioni di CO2?
— Cosa significa strutturare una strategia di riduzione delle proprie emissioni di CO2? Ing. Andrea Betteo, Manager, Positive Organizations
Amministratore delegato, quadri e collaboratori attivi in ambito import-export, fiscale, contabile e logistico